Da quando la parola coaching è apparsa nel panorama delle consulenze personali e d’impresa sembra aver eroso a poco a poco (nella fantasia degli addetti ai lavori, in primis) molte aree di intervento tradizionali e precedentemente accreditate.
Oggi parlare di formazione in aula sembra quasi come volersi tingere i capelli di grigio a 20 anni…
L’abuso del termine COACHING ha generato ormai la convinzione comune che, coaching, sia la traduzione inglese del termine “formazione”!
Non voglio addentrarmi nei motivi origine di questo abuso, perchè dovrei essere estremamente “duro e tagliente” nel descrivere modalità di pensiero tipiche della nostra società, ma ancor più della categoria professionale a cui appartengo! desidero solo sottolineare che le competenze e le metodologie del “coach” sono talmente diverse da quelle della formazione che talvolta risultano incompatibili con quelle del “formatore d’aula”.
Esorto quindi a riflettere ed informarsi prima di “credere” pienamente a ciò che ci viene proposto. Se per un esperto di coaching è immediato cogliere la differenza, non è detto che lo sia per chi il coaching e le sue metodologie, magari non le ha mai vissute…
In linea di principio, c’è un metodo infallibile per capire quando un intervento di crescita personale, a cui ci viene proposto di partecipare, NON ha nulla a che fare con il Coaching! È quando:
A> l’intervento apporta delle nozioni.. NB. nel coaching non si impara nulla di razionale.
B> quando l’autore dell’intervento (sia esso in realtà un formatore, mentore, ecc. ecc.) parla più di quanto parlate voi… NB. Nel coaching autentico il coach parla dal 20 al 30% di quanto parla il coachee.
C> quando l’autore dell’intervento non Vi sa ascoltare veramente! NB. Un bravo coach DEVE possedere almeno una grande dote, il saper ascoltare.
Bene! per non tirarla troppo lunga, consiglio a tutti di leggere un libricino piccolo, simpaticissimo e sagace: “STUPIDITA’ E FORMAZIONE” di Massimo Bellotto, guerini NEXT – il testo è il 37esimo della Collana dell’Associazione Italiana per la Direzione del Personale
Un saluto Paolo Vendramini.